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L'UOMO MALATO (The sick man) - Tiziano Vecellio

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L'UOMO MALATO (1513 circa) - Tiziano Vecellio
Galleria degli Uffizi - Firenze
Tela cm 81 x 60
   
In tutto Tiziano giovane è veramente qualcosa di fidiaco: il suo impasto stesso ha il sapore vivente del marmo greco: e la medesima sensualità  sublimata, incolpevole, in confronto a quella troppo carica e flagrante del Giorgione ultimo. I corpi s'imbastiscono: imbastitura è abbozzo; ed è proprio ai limiti di ogni zona cromatica che Tiziano lascia il respiro di un abbozzo mutevole, di una vita cangiante e in crescenza. Crespe delicate e volanti, bruciature, liquefazioni lievi, tocchi brulicanti, che rammentano le dolorose cicatrici del Cézanne quando cercava di "réaliser"; ciò che a Tiziano riusciva senza pena. 
Questo avviene a Venezia mentre a Roma Raffaello dipinge le "Stanze" e Michelangelo, maledicendo, a cervice riversa, termina la Volta Sistina.


In questo dipinto la penombra da cui emerge I'uomo qui effigiato, mai identificato, si pone come elemento determinante per mettere in evidenza il pallore del suo volto, ed è per questo che il ritratto si è meritato l'appellativo di Uomo malato. Sopra una camicia dal bordo finemente ricamato, il giovane indossa un pesante cappotto arricchito da un largo collo di pelliccia; la mano sinistra, coperta da un elegante guanto, poggia su un libro.
Seppure I'ipotesi non sia suffragata da alcun documento, in passato alcuni studiosi hanno identificato il personaggio come Claudio Tolomei, al tempo dell'esecuzione di questo quadro, intorno al 1513, residente a Roma alla corte di Leone X.
Venuto meno questo suggerimento, I'unica certezza è che si tratti di un letterato come indica la
presenza del libro. Ma il dipinto pone anche il problema dell'attribuzione; infatti va sottolineato che il ritratto entrò nelle collezioni granducali come opera di Leonardo da Vinci, proposta questa sicuramente da scartare; agli inizi del Novecento I'ipotesi più accreditata era quella che si trattasse di un lavoro di Sebastiano del Piombo, anche se qualche critico propose il nome di Lorenzo Lotto. 
L'attribuzione a Tiziano è emersa a seguito del restauro del 1915 che non solo ha permesso una migliore lettura formale dell'opera, ma ne ha messo anche in evidenza I'alta qualità pittorica. Che si tratti di un lavoro giovanile di Tiziano è ancora oggetto di discussione, anche perché parte della critica asserisce che si tratta di un lavoro di Sebastiano del Piombo, come indica anche il confronto fra questo dipinto e il Ritratto di uomo della Collezione Toucher di Vienna.
Sebastiano o Tiziano? Forse solo I'esatta identificazione del personaggio potrebbe risultare determinante per sciogliere il dilemma; ma chiunque sia stato l'autore è comunque certo che la
tipologia del ritratto è fortemente legata alla cultura veneziana.

Il ritratto giunse nelle collezioni granducali fiorentine nel 1675 grazie all'eredità del cardinale Leopoldo de' Medici; la sua intensa bellezza gli valse un posto d'onore nella celeberrima Tribuna, dove erano, e sono tutt'oggi, esposti i capolavori della Galleria degli Uffizi. 
La tela è purtroppo seriamente danneggiata in più punti, sfondata forse dopo una rovinosa caduta; a causa dell'incidente il quadro fu riposto nei depositi, dove è stato ritrovato all'inizio del nostro secolo.



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