LEONARDO ANDERVOLTI 1805-1867
Il cognome pare di origine germanica, ma Leonardo Andervolti nacque a Gaio, una piccola frazione del comune di Spilimbergo in provincia di Pordenone, da una casata di sicure possibilità economiche che gli permisero di frequentare, senza vantaggio, l'Accademia di Venezia.
E del periodo che precede l'insurrezione del "Quarantevot" ('48), di lui si sa ben poco e quello che lui dice di sè non è credibile.
Forse fu il tempo della spensieratezza e del suo entrare nella Massoneria, in cui arrivò ad alti gradi.
Il suo nome è legato al comando dell'artiglieria della fortezza di Osoppo: aveva a disposizione ventotto bocche da fuoco con ventitremila proiettili e cento quintali di polvere da cannone.
La storia di quei mesi di resistenza agli austriaci - aprile, ottobre 1848 - è nota: meno note le esperienze interne di quella "fortezza" e del comportamento di quella truppa.
Ed è proprio dai diari tenuti dal capitano Andervolti che si viene a conoscere che il vero protagonista di quella "guerra" è stato lui stesso: sia per la sua amabilità di carattere che lo rese accetto alle "truppe" non sempre regolari dei difensori del Forte, sia per la sua preparazione tecnica che gli permise di adoperare mezzi e materiali diversi per costruire un minimo di capacità difensiva contro il nemico austriaco.
Leale e disinteressato, seppe far da mediatore tra comandanti e soldati, fino ad assumersi la responsabilità della resa, dopo la quale si recò a Venezia e ritirarsi quindi a Gaio di Spilimbergo.
Lo si ritrova nel 1860, a Messina come provveditore delle truppe garibaldine e fu tra i pochi ufficiali che ottennero l'ingresso nell'esercito piemontese.
Morì a Gaio, quando già l'Italia era fatta.