SHOAH DEI BAMBINI
Non potevano lontanamente sospettare l'atroce destino che li attendeva i tanti trovatelli che i tedeschi dichiararono d'ufficio di "razza ebraica" per impedire che genitori ignoti potessero proteggere bei.
Da I bambini della Shoah, a cura di Sebastiana Papa (Esi, 1995).
Da I bambini della Shoah, a cura di Sebastiana Papa (Esi, 1995).
Un destino insospettato
Varsavia soffriva la fame, ma Janusz Korczak riusciva sempre a trovare i viveri per i suoi bambini [...]. Venne l'ordine di deportare tutti gli ebrei [...].
Non si sa se avesse spiegato ai bambini del suo orfanotrofio a che cosa dovessero prepararsi e dove sarebbero stati condotti. Si sa soltanto che quando gli assassini assalirono la casa di via Sienna 16 [...], i duecento innocenti condannati a morte non piansero [...]. Si stringevano al loro maestro [...].
Fino a oggi non si è saputo dove sia finito Korczak con i duecento orfani.
Secondo ogni probabilità, nessuno di loro è sopravvissuto.
(Giosuè Perle, La Distruzione di Varsavia, diario trovato tra il materiale dell'archivio clandestino sepolto sotto le macerie del ghetto) in: Ricorda cosa ti ha fatto Amalek, di Alberto Nirenstajn, pp.78-79
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Agosto 1942
L'asilo infantile del dottor Janusz Korczak è ora vuoto [...].
Abbiamo visto i tedeschi circondare la casa. File di bambini che si tenevano per mano sono cominciati a uscire. C'erano tra loro creaturine di due o tre anni; i più grandi arrivavano forse a tredici. Ognuno portava in mano un fagotto e indossava un grembiule bianco. Camminavano a due a due, calmi, sorridendo, senza sospettare nemmeno lontanamente la loro sorte. Il corteo era chiuso dal dottor Korczak [...].
La casa ora è vuota; le guardie puliscono Ie stanze dei bambini assassinati.
Abbiamo visto i tedeschi circondare la casa. File di bambini che si tenevano per mano sono cominciati a uscire. C'erano tra loro creaturine di due o tre anni; i più grandi arrivavano forse a tredici. Ognuno portava in mano un fagotto e indossava un grembiule bianco. Camminavano a due a due, calmi, sorridendo, senza sospettare nemmeno lontanamente la loro sorte. Il corteo era chiuso dal dottor Korczak [...].
La casa ora è vuota; le guardie puliscono Ie stanze dei bambini assassinati.
Mary Berg, Il ghetto di Varsavia.
Diario 1939-1944, p. 185
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